Sotto l’ombrello della Sharing Economy

DON'T TELL MY MOM (3)

Giovedì 16 novembre, la riunione settimanale dei soci si è improntata sulla Sharing Economy. Il tema in questione è divenuto un modello di business che, abbattendo le barriere geografiche, viene inteso per facilitare peer-to-peer markets, ovvero la messa in commercio di beni, servizi e capacità possedute dai consumatori stessi. Essi possono così “capitalizzare” in qualche senso le proprie conoscenze e possedimenti. Nel corso della presentazione sono state analizzate le principali caratteristiche, l’evoluzione del fenomeno, i principali settori ed infine i problemi che si innescano quando si parla di questa nuova forma di economia.

La sharing economy si basa su dei principi cardine quali la socializzazione e la condivisione che si presentano come delle alternative ai sistemi tradizionali di mercato: essa infatti si è affermata come nuovo modello di economia per rispondere alle sfide imposte dalla crisi. Si parla, dunque, di relazioni orizzontali tra persone. Sono presenti tuttavia anche altri fattori macroeconomici che hanno trainato questa strabiliante crescita. Ovvero, da un lato la crisi economica del 2008 che causa una crescente sfiducia nei confronti delle aziende ed in aggiunta l’aumento della disoccupazione e la diminuzione del potere d’acquisto che hanno favorito la tendenza dei consumatori a risparmiare sulle spese e a ricercare fonti di reddito supplementari. La sharing economy è per questi motivi il promotore di cambiamenti culturali ed in ciò rientrano le preoccupazioni in materia ambientale. Preoccupazioni quali: la riduzione dello spreco, la transizione verso un’economia più rispettosa dell’ambiente, la condivisione di attività sottoutilizzate, l’insufficiente mutuazione reciproca. Si tratta ormai di un fenomeno globale in continua espansione ed evoluzione, che è entrato a far parte della nostra realtà e ad oggi conta migliaia di diverse possibili applicazioni nella vita di tutti i giorni.

Attraverso un sistema di rating e feedback degli agenti che permette di creare un sistema, basato sull’esperienza e la fiducia, infatti, ad oggi si può condividere praticamente di tutto: cose, competenze, denaro e tempo.

Di seguito, vengono riportati alcuni dei settori analizzati in cui la sharing economy risulta essere particolarmente popolare e di successo. Iniziando col settore dei trasporti, sono stati sottoposti i casi di Bla Bla car, Uber e Lyft i quali, offrono servizi di car-sharing o car-pooling. Infatti, per chi non preferisce utilizzare i mezzi pubblici o non volesse viaggiare da solo è possibile condividere il viaggio con altri passeggeri. Parimenti noto è il settore dell’ house sharing. A tal fine, sono nate grandi piattaforme che permettono di condividere la propria abitazione. Esempio lampante è il portale online Airbnb che mette in contatto persone in cerca di un alloggio con prossimi che dispongono di uno spazio extra da fittare, generalmente privati. Gli annunci includono sistemazioni varie: da stanze private, a igloo, passando per ville, barche e castelli. Proseguendo col settore della Conoscenza, si sono sviluppate piattaforme come La Khan Academy: organizzazione educativa senza scopo di lucro creata nel 2006 da Salman Khan, ingegnere statunitense, che ha lo scopo di offrire servizi, materiali e tutorial gratuiti per l’istruzione e l’apprendimento a distanza attraverso tecnologie di e-learning. Ancora è importante citare Wikipedia, una enciclopedia collaborativa di libero accesso disponibile grazie al contributo di volontari in 280 lingue. E molti altri ancora come Hello talk: un’applicazione che permette l’insegnamento e l’apprendimento di lingue o i TED talks che si occupano di condivisione di idee. Ovviamente la condivisione non poteva non incidere in ambito finanziarioDi fatti, il meccanismo conosciuto con il nome Crowdfunding (finanziamento collaborativo) nasce con l’intento di dare l’opportunità a piccole imprese o startup di iniziare la loro attività tramite il finanziamento proveniente da una grande folla (crowd) di soggetti in cambio di titoli o altre benefici.

USiena Business & Economics Society (4)

Con lo scorrere del tempo però, il significato e l’ambito di applicazione di questo nuovo modello di economia si è andato via via evolvendo e ampliando, rendendo difficile dare una definizione univoca del fenomeno. A causa dell’ampiezza di applicazione, spesso nascono delle incertezze e delle problematiche. Innanzitutto, quando si parla di sharing economy bisogna chiedersi se tutti le applicazioni siano perfettamente uguali o bisogna fare in modo che nasca una distinzione tra i piattaforme che si prestano alla mera condivisione come CouchSurfing (servizio gratuito di scambio di ospitalità) e altri che prevedono il pagamento di quote ad esempio AirB&B per i servizi offerti. In termini tecnici, infatti la seconda viene identificata come “rental economy” però in mancanza di una chiara conoscenza concettuale sorgono non pochi dubbi, soprattutto quando si parla di regolamentazione. Tutti limiti che finiscono per far confusione con meccanismi che utilizzano la scusa di un’economia di condivisione col fine di creare un ambiente favorevole alla nascita di veri e propri business. I business in questione sono dei sistemi di reintermediazione in cui la regolamentazione, la tutela ai lavoratori e dei consumatori è quasi assente. A sostegno di questa affermazione ci sono varie proteste, come quella dei tassisti di Uber, e anche studi che ad esempio vanno ad evidenziare comportamenti razzisti. Infine parlando in ottica finanziaria le start-up che permettono l’intreccio di queste relazioni incontrano delle difficoltà nel nostro paese. In Italia, infatti, anche le idee più innovative e utili, incontrano non poche difficoltà sul finanziamento, privato o pubblico che sia.

In conclusione, bisogna poter guardare alla sharing economy in tutta la sua totalità ed agli enormi benefici che potrebbe apportare, cercando di non incappare in quei circoli viziosi che fanno nascere solo nuove strade per poter trarre profitti personali a discapito della società. La sharing economy ci mostra che possiamo trovare soluzioni in grado di migliorare la propria condizione e dare maggiori opportunità ai nostri pari.

 

A cura di

Simona Pascucci

Martina Polemi

Anna Sequi

Francesco Vertuccio