Spesso ci chiediamo quanto di quello che accade nella nostra vita sia frutto delle nostre decisioni o di un disegno prestabilito. Marco Landi, Manager italiano deciso a “cambiare il mondo”, di questo dubbio, ne sa qualcosa. Quella che vi stiamo per raccontare è una storia che in pochi conoscono ma che in realtà ha cambiato la vita di tutti noi.
UBES incontra Marco Landi, ex COO di Apple, presidente di QuestIT e fondatore dell’Istituto EuropIA e Giovanni Baldassarri, presidente di EuropIA Italia.
Marco Landi parte da un piccolo comune senese, Chianciano Terme, e sceglie di frequentare l’Università di Bologna con il sogno di diventare il nuovo Cesare Alfieri. Nel pieno della rivolta degli studenti, si approccia per la prima volta al digitale attraverso la redazione della sua tesi di Laurea.
Nel 1968 l’argomento ai tempi era ancora poco conosciuto, ma permise a Marco Landi di intraprendere quella strada, tutta in salita, che lo avrebbe portato fino a Cupertino, in California; qui diventa President e Chief Operating Officer di Apple.
In quegli anni Steve Jobs era stato da tempo allontanato dalla Apple. Marco Landi, in soli dodici mesi, porta la Apple – sull’orlo del baratro – a 100 milioni di fatturato.
“Marco Landi has the recipe to change Apple!”
Fu proprio l’ingresso di Marco Landi a contribuire, in maniera del tutto casuale, alla riassunzione di Steve Jobs. A quei tempi la Apple necessitava di un nuovo operation system e tra i possibili venditori, Steve Jobs era il secondo della lista. L’insaziabilità del primo della lista, Jean-Louis Gassée, lo condusse a rifiutare 220 milioni. BeOS non venne acquistata, al suo posto il nuovo operation system fu NeXT. Steve Jobs rientrò in azienda e in poco tempo, decise di sostituire la maggioranza degli uomini della Apple, compreso Marco Landi.
Steve Jobs – forse per caso o forse per destino – rientrò alla Apple e cambiò il mondo!
Chiediamo a Marco Landi quale sia stato il segreto del successo di Steve Jobs.
“Steve Jobs ha avuto l’incredibile capacità di far convergere, in un unico strumento, strumenti differenti: si pensi al GPS e alla connessione online nell’iPhone o al passaggio dall’home computer all’iPod. Steve Jobs non ha creato un nuovo strumento, Steve Jobs ha avuto un immenso coraggio, è stato curioso ed è stato capace di vedere quello che gli altri non vedevano.”
C’è solo un aspetto che Marco Landi contesta a Steve Jobs: non aver messo l’umano al centro dell’attività.
Marco Landi, spinto dal desiderio di incentivare e stimolare i giovani nell’attività di Artificial Intelligence, fonda “EuropIA” e nomina Giovanni Baldassarri presidente dell’Istituto in Italia.
Prima di passare la parola a Giovanni Baldassarri, chiediamo a Marco Landi una sua personale definizione di intelligenza artificiale.
“Così come i filosofi greci ricercavano nel mondo esterno risposte alla loro esistenza, l’intelligenza artificiale è una ricerca nella nostra mente. L’intelligenza artificiale come continuazione della filosofia, l’intelligenza artificiale come mezzo per rispondere alla domanda “noi chi siamo?” e per esternalizzare ciò che abbiamo dentro.”
L’Istituto EuropIA viene creato con l’obiettivo di sensibilizzare l’uomo allo sviluppo e all’implementazione dell’intelligenza artificiale, lanciare un grido di unità europea e trarre il massimo vantaggio dall’intelligenza artificiale migliorando la futura forza lavoro europea.
Nel perseguimento di questi obiettivi cardine, EuropIA ricerca i migliori stakeholder che lavorano nell’intelligenza artificiale, per creare una massa di lavoro in grado di rispondere alle reali esigenze connesse al progresso tecnologico.
Ed è a questo punto che ci sorge spontanea una domanda:
Possono lavorare nell’intelligenza artificiale solamente ingegneri o esperti nel campo?
“No. L’intelligenza artificiale è come un bambino che deve essere procreato, educato, indirizzato e inserito in un contesto etico. Non è sufficiente identificare l’algoritmo atto alla creazione dell’intelligenza artificiale, è necessario insegnare a quest’ultima a quali domande ed esigenze saper rispondere. Bisogna insegnare all’intelligenza artificiale ad essere empatica. L’intelligenza artificiale, come un bambino, potrebbe cadere in errori e per fare in modo che questa vada avanti sulla base di principi etici, bisognerà individuare la strada giusta verso cui indirizzarne lo sviluppo. Con l’intelligenza artificiale si aprono le porte di una nuova economia e, per tale ragione, nell’intero processo di sviluppo e di crescita deve essere creata una sinergia tra i migliori attori professionisti: dall’ingegneria alle professioni giuridiche, fino a quelle umanistiche ed economiche.”
L’uomo, come insegna Steve Jobs, dovrebbe essere mosso da un’instancabile curiosità, tuttavia viene spesso bloccato dalla paura: la paura del progresso, la paura di perdere il controllo sulle “macchine”. Marco Landi e Giovanni Baldassarri ci suggeriscono di ricordare che come, in passato, finita l’era della carrozza è iniziata quella dei motori, oggi, il “call center fisico” lascia il posto al “call center digitale”. I disoccupati di oggi, non devono tentare di imitare le formiche – perché in tal caso non sarebbero uomini ma neppure formiche – e sulla scia di questa metafora devono intraprendere un “percorso educativo” verso la macchina.
Il progresso c’è e non si fermerà, per cui non mettiamoci al lato, siamo al centro di questa trasformazione, siamo il centro di questa trasformazione.
Ringraziamo Marco Landi, Giovanni Baldassarri e i Prof. Marco Gori e Elena Casprini.
Michela Maria D’Onofrio